Grazie, Vaticano!
SANTA SEDE IN CAMPO A DIFENDERE LA FAVELLA DEL "POETA"
Sempre più diffusa all'estero ma trascurata in patria


  In un articolo del 24 ottobre 2004, l'Osservatore Romano, quotidiano del Vaticano, esaltava il buon momento dell'italiano nel mondo, mentre ammoniva sonoramente sulla scarsa attenzione rivoltagli in patria, stigmatizzando la propensione esibizionistica verso l'anglofilia non sempre giustificata, quand'anche da ragioni di carattere politico-commerciale, sinanche ad usare termini inglesi quali "tutor" o welfare" persino nei documenti ufficiali. sottolineava in proposito: "Le Ambasciate francesi redigono i documenti nella loro lingua madre e in quella del Paese in cui si trovano. Le Ambasciate italiane, invece, scrivono in inglese ", sottolineava Mario Gabriele Giordano, autore del pezzo. "Anche nelle discussioni relative alla dimensione linguistica portate avanti a livello europeo non mi pare che l'Italia stia svolgendo un ruolo incisivo ".   Secondo lo stesso Giordano in altri paesi le cose andrebbero diversamente. "Si ricercano quelle lingue che non servono soltanto per ragioni commerciali, ma che possiedono anche un codice di ordine culturale. La lingua italiana contende al francese, allo spagnolo e al tedesco il ruolo di seconda lingua". In Giappone, in particolare, sarebbero presenti circa 20.000 studenti di lingua italiana.   Quanto poi al mondo cattolico, secondo Padre Federico Lombardi, direttore dei programmi di Radio Vaticana, "nella chiesa cattolica universale l'uso della lingua italiana è importante e significativa al di là del suo peso all'interno del panorama internazionale linguistico laico. Costituisce la lingua di lavoro della curia romana". Sono per altro migliaia, tra seminaristi e sacerdoti, coloro che convengono a Roma da tutto il mondo per seguire corsi di formazione ed aggiornamento, naturalmente tutti in italiano.
  "Da un punto di vista politico e sociale, penso che la lingua italiana abbia un valore molto grande all'estero. In ambito ecclesiastico, moltissimi sono coloro che hanno studiato presso facoltà teologiche del vaticano" dice Marco Cardinali, responsabile della redazione "Orizzonti Cristiani di Radio Vaticana. "In America Latina, ad esempio, l'italiano si percepisce come una lingua che ricorda gli hermanos italianos". Qualche anno addietro, César Sturba, consulente dell'allora Arcivescovo di Buenos Aires Jorge Maria Bergoglio, non faceva egualmente mistero sulla necessità che non venisse dimenticata la lingua imparata a Roma. "Abbiamo 'pay per view' e guardiamo sulla Rai i film senza sottotitoli. I preti argentini devono conoscere la nostra lingua , ma non è un fatto spirituale. Al di là della Chiesa, sempre più argentini cercano di recuperare il proprio legame con questa cultura condivisa". Pensano a una lingua di giustizia, equilibrio e unione per tutti . A trecento chilometri a nord della capitale, a Concepción, il Vescovo José María Rossi parla dei "legami affettivi che esistono fra gli italiani e la popolazione locale. L'italiano è la lingua che, da piccolo, sentivo parlare dalla mia nonnina. Mi è rimasta una simpatia per la sua dolcezza e la sua musicalità". "Dal punto di vista della nostra esperienza di comunicatori della Chiesa – continua il direttore di Radio Vaticana - l'italiano rappresenta una lingua importante nonchè la più utilizzata nella maggioranza dei discorsi pronunciati in Vaticano dal Santo Padre". Un elemento che racchiude in sé un gran significato. "Il fatto che il Pontefice parli in italiano conferisce una grande autorevolezza e diffusione alla nostra lingua che diventa la lingua portatrice di messaggi di pace, di fratellanza tra i popoli oltre che di evangelizzazione ".

  E che altro dire dopo cotante autorevoli dichiarazioni? (G.L. Ugo)

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